La testa del Fontanile di San Giacomo è collocata nel Comune di Gerenzano, ed alimenta una roggia che scorre verso sud fino al centro abitato di Uboldo. La localizzazione di questa risorgiva è particolare, poiché si trova più a nord rispetto alla "linea dei Fontanili" della pianura lombarda, dove questo fenomeno è più frequente: qui infatti la risalita dell'acqua è dovuta in parte alla geologia del sottosuolo e in parte all'azione antropica per l’estrazione dell’argilla. Il fontanile è essenzialmente un ecosistema artificiale, che sfrutta la presenza della falda in prossimità del piano di campagna, ne intercetta le acque mediante una escavazione (testa del fontanile) e le trasporta a valle mediante canali. Tale ecosistema può esistere solo se mantenuto dall'uomo in quanto naturalmente tenderebbe a ritornare palude o bosco. Per tale motivo il fontanile per mantenere le sue caratteristiche di efficiente sistema drenante deve essere curato con particolare attenzione. L’uomo ha saputo sfruttare l’acqua del Fontanile di S. Giacomo per la coltivazione a marcita: questa tecnica, che prevede l'allagamento dei campi, fu introdotta nel medioevo dall'opera di alcuni ordini monastici, come quello che, si presume, risiedeva nella vicina Cascina del Soccorso di Uboldo amministrando le campagne circostanti. Oggi questa pratica non viene più diffusamente attuata, ma esiste ancora il reticolo dei canali che permettevano l'afflusso dell'acqua nei campi, che conservano le caratteristiche dei prati umidi, molto interessanti dal punto di vista naturalistico. Dal confine comunale con tra Uboldo e Gerenzano, rappresentato da una strada campestre, l’acqua del Fontanile attraversa un bellissimo ontaneto per poi immettersi in un tunnel di sottopasso alla linea ferroviaria Saronno-Novara, sorpassato il quale giunge alla Cascina Girola. Qui si può ancora osservare un campo a marcita, mentre le persone più anziane ricordano l’esistenza di un lavatoio pubblico. Le acque venivano erogate ai terreni in modo continuo, sia durante la stagione estiva (da aprile a settembre), sia durante la stagione invernale (da novembre a febbraio/marzo). Questo tipo di irrigazione permetteva di effettuare molti più tagli di foraggio: in inverno infatti la presenza dell’acqua manteneva la superficie degli erbai a temperature tali da evitarne il congelamento.