L’elemento principale da tutelare di quest'area protetta sotto il profilo forestale è la presenza di lembi di bosco planiziale
di latifoglie mesofile e igrofile caratterizzante l'associazione del Querco-carpineto (prevalenza di querce e carpini)
e l'associazione Ontano-frassineto (prevalenza di ontani e frassini).
La storia più recente della vegetazione forestale nel contesto pedemontano, sulla base delle indagini archeobotaniche,
indica l’affermarsi del Querco-carpineto in senso stretto intorno al primo millennio a.C. Il Querco-carpineto costituirebbe
la formazione climacica, quella che dovrebbe ancor oggi diffondersi in pianura una volta abbandonati i coltivi.
Nei boschi del Parco oltre alla quercia abbondano l'ontano nero (Alnus glutinosa), il pioppo nero (Populus nigra) il frassino
(Fraxinus spp.) e l’acero (Acer sp.), il tiglio (Tilia sp.) e l’olmo (Ulmus sp.) Sono presenti anche alcuni esemplari relitti
di pino silvestre (Pinus sylvestris).
Nel corso della storia, l’intensificazione dell’attività agricoltura ha provocato la comparsa di grandi radure favorendo
l’aumento di specie lucivaghe, come il nocciolo (Corylus avellana), il biancospino (Crataegus sp.), la berretta del prete
(Euonymus europaeus) e le piante da frutto quali meli e pruni (Malus sp., Prunus sp.).
Il castagno (Castanea sativa), già presente in ristrette stazioni, è stato introdotto in età romana e da allora è stato
estesamente coltivato in pianura e nelle prealpi.
L'alternanza in piccoli tratti di pioppi (Populus ssp.), di salici (Salix spp.) e di ontani (Alnus ssp.) indica diversificazione
dell’area di foresta mista pianura con caratteristiche, e oramai ristrette, foreste golenali.
Gli alberi hanno un’altezza variabile tra 20 e 25 m, gli arbusti circa 7 m e i piccoli arbusti intorno al metro. Lo strato arboreo
è dominato da quattro specie: la farnia e il carpino bianco, su suoli leggermente secchi, il pioppo nero e l'ontano nero
in quelli leggermente umidi.
Il nocciolo e il biancospino sono le specie più frequenti nella fascia tra i 5 ed i 10 metri, ma sono presenti anche il
salicone, il corniolo, il sanguinello, il ligustro, il prugnolo, il rovo.
Numerose sono inoltre le specie "parassite" che si attorcigliano ai rami ed ai tronchi degli alberi più alti; le più frequenti
sono l’edera, il caprifoglio, la vitalba, il luppolo, la brionia, il tamo e la vite selvatica.
Le specie erbacee del sottobosco, che vivono in ombra pressoché totale, sono numerose: in primavera fioriscono il mughetto,
l’anemone di bosco, il sigillo di Salomone, il campanellino, varie specie di viole e la pervinca. Si trovano anche narciso,
dente di cane e bucaneve. La felce è presente nelle zone più umide e ombrose e con terreno sciolto.
Il territorio del Parco, nonostante la marcata manipolazione dell’ambiente naturale ad opera dell’uomo (rappresentata da una
plurisecolare gestione agro–silvo-pastorale e dalla recente urbanizzazione ed industrializzazione), mostra ancora notevoli
valenze naturalistiche e paesaggistico – ambientali. Persiste infatti una componente floristica – vegetazionale originale
e quindi di alto valore bio – ecologico, naturalistico e conservazionistico.
Alcune specie individuate rappresentano per motivi biosistematici, corologici, autoecologici, elementi di interesse particolare
(emergenze) nei confronti del suddetto territorio tra cui, degne di nota:
a) le specie di ambienti umidi più o meno igrofili e palustri come mazzasorda, iris acquatico, menta acquatica e crescione;
b) le specie nemorali e dei margini boschivi quali mughetto, anemone bianco, campanellino, bucaneve e dente di cane.